giovedì 16 novembre 2017

Esche e bocconi avvelenati: quanti altri animali devono morire? Il mio cane è solo una delle ultime vittime






In una nazione come l’Italia, in cui la maggior parte della gente finge di essere ligia al dovere e rispettosa dell’ambiente, capita sempre più spesso che cani, gatti e altri animali domestici o selvatici perdano la vita a causa di bocconi avvelenati e altre esche letali preparate con cura da individui insospettabili o dal Triste Mietitore di turno che poi vanta le sue gesta tra amici e parenti, o peggio ancora le condivide sul web. Provocare la morte di esseri viventi innocenti (perché di questo si tratta) è una pratica illegale assai diffusa e talmente nota da passare inosservata, o forse dovrei dire taciuta. Taciuta perché alla pari di un omicidio.


Proprio per questo voglio parlarvi della morte del mio cane, Roy. Una morte orribile anticipata da convulsioni, spasmi, vomito, incontinenza, difficoltà respiratorie e coma. Una morte causata proprio da un boccone avvelenato, inghiottito nelle campagne della mia città durante una semplice passeggiata all’aria aperta; un pomeriggio di gioco che si è trasformato in un incubo da cui il mio cane non si è più risvegliato.


Nel giro di 24 ore ho perso un amico, un insostituibile folle compagno di avventure che con il veterinario e la mia famiglia ho disperatamente tentato di salvare, pur sapendo che ogni tentativo sarebbe stato vano. Per questo motivo ho deciso di raccontarvi la sua storia, anzi la sua fine; una fine che tocca silenziosamente tante altre innocenti creature. Perché raccontare, informare e denunciare sono le uniche armi a disposizione contro individui ignoti che non meritano alcuna pietà o qualsiasi forma di comprensione. 


Il Nucleo di Vigilanza IFAE della mia città, dopo aver appreso l’accaduto, ha promesso di predisporre e intensificare maggiori controlli in quella e altre zone rischio, sperando di riuscire a cogliere i responsabili di tali inqualificabili atti.


Infatti, mentre le nostre giornate scorrono nella totale normalità, decine di animali (per la maggior parte cani e gatti) giacciono abbandonati nelle campagne o nei luoghi più disparati della città in attesa di decomporsi in silenzio. Lo stesso silenzio che assorda le case e i giardini in cui abbai, miagolii e cinguettii erano all’ordine del giorno. Lo stesso silenzio in cui individui senza scrupoli si muovono indisturbati intenti a sistemare trappole, esche e “appetitosi” bocconi con la speranza di far fuori più “disturbatori” possibili.



IL FASTIDIO È IL MOVENTE DI TUTTE QUESTE UCCISIONI



Un animale domestico può dar fastidio alla vista o suscitare paura, certo è tollerabile: basta non incrociare la sua strada, o meglio quella del suo padrone.

Un animale domestico può risultare troppo “rumoroso” o può invadere (inconsapevolmente) spazi altrui, anche questo è ammissibile: lo si fa notare al suo padrone.

Un animale domestico può lasciare i suoi escrementi su strade, marciapiedi o terreni privati. Questo non è tollerabile ma non è colpa sua. Si richiama l’attenzione del padrone che oltre a dover rimuovere gli escrementi è direttamente responsabile dell’educazione dell’animale. L’incivile è lui.

Un animale selvatico può danneggiare terreni, raccolti o proprietà private. Sicuramente non è tollerabile ma non può essere un pretesto per agire illegalmente provocando non solo l’uccisione di diverse specie animali, ma anche la contaminazione del terreno di coltura (i cui prodotti giungono sulla nostra tavola) e del territorio circostante. 


Nel settore agricolo, infatti, dovrebbero essere unicamente le recinzioni ad avere il compito di proteggere i terreni dalla possibile intrusione di animali, a patto che oltre a garantire l’effetto barriera assicurino anche l’incolumità di questi ultimi. Per una recinzione agricola in piena regola si può optare per due tipologie:

·       -  recinzione metallica sorretta da paletti metallici o in legno (si sottrae al regime concessorio e necessita solamente di una SCIA, Segnalazione certificata di inizio attività; rientra tra le manifestazione del diritto di proprietà);

·       -  muretto di sostegno in calcestruzzo con sovrastante rete metallica (necessita di concessione edilizia e rientra nello jus aedificandi).



DOVE NON ARRIVA LA LEGGE DEVE ARRIVARE L’INFORMAZIONE





Diffondere veleni è espressamente vietato. È specificato nella legge sulla caccia (L.N. 157/92 art. 21, che prevede un’ammenda fino a € 1549,37) e nelle leggi sanitarie (art. 146 T.U. Leggi Sanitarie, che prevedono la reclusione da 6 mesi a 3 anni e un’ammenda da € 51,65 fino a € 516,46). Facendo ricorso a queste leggi i responsabili possono essere perseguiti ai sensi delle norme penali vigenti.


Inoltre, considerato il persistere di numerosi episodi di avvelenamenti e uccisioni di animali domestici e selvatici a causa di esche o bocconi avvelenati - accertati da approfondimenti diagnostici eseguiti dagli Istituti zooprofilattici sperimentali - il Ministero della Salute ha prorogato di dodici mesi l’ordinanza emanata il 13 giugno 2016, che vieta a chiunque di utilizzare, preparare, miscelare e abbandonare esche o bocconi avvelenati o contenenti sostanze in grado di causare intossicazioni e lesioni (come vetri, metalli o materiale esplodente). 


Il provvedimentoNorme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n°164 del 15 luglio 2017, è certamente un utile strumento per contrastare e ridurre il fenomeno degli avvelenamenti ma non basta. Tutto ciò rappresenta un deterrente ma non è sufficiente. Occorre una legge specifica sull’utilizzo e la detenzione di esche e bocconi avvelenati, con pene severe e certe per i trasgressori.


A tal proposito la LAV (Lega Anti Vivisezione) ha intrapreso una battaglia dal 2008 (anno di pubblicazione della prima Ordinanza) spiegando che la creazione di tale legge sarebbe un atto di responsabilità verso tutti, in quanto la presenza di veleni o sostanze tossiche abbandonate nell'ambiente rappresenta un serio rischio anche per la popolazione umana, in particolare per i bambini, ed è inoltre causa di contaminazione ambientale.

In attesa che sia formulata una legge ad hoc, è opportuno che i casi di avvelenamento siano documentati e denunciati. È importante che se ne parli!



COSA POSSIAMO FARE NOI?




Possiamo educare i nostri animali a non raccogliere cibo da terra, ma in certi casi l’istinto ha il sopravvento e un boccone ingoiato in una frazione di secondo può avere conseguenze letali. Possiamo fargli indossare la museruola durante le passeggiate ma diciamocelo, è sempre più forte la tentazione di vederlo correre e divertirsi con il musetto libero di esplorare il mondo. 


Quello che possiamo certamente fare – anche se questa problematica non dovrebbe neanche esistere - è prestare molta attenzione al terreno, alle strade e alla vegetazione circostante controllando che non ci siano vaschette/piatti/ciotole contenenti una qualunque forma di cibo o le esche tipiche della derattizzazione o disinfestazione (che in molti casi non sono a norma). Facciamo attenzione anche agli avanzi di cibo poiché potrebbero contenere vetri, bulloni o chiodi arrugginiti (ebbene sì, la fantasia in questo caso non ha limiti).


Quali sono i territori in cui prestare maggiore attenzione?

·         Aiuole cittadine

·         Piste ciclabili

·         Campagna

·         Spiagge

·         Aree prossime alle aziende faunistiche venatorie

·         Aree di protezione della fauna

·         Aree di caccia autogestite

·         Boschi in cui si raccolgono tartufi

·         Confini di coltivazioni




Cosa fare in caso di avvelenamento?


La sintomatologia varia a seconda delle sostanze ingerite: topicida, lumachicida (responsabile della morte del mio cane), fungicida, acaricida, insetticida, antigelo e cianuro sono i veleni usati più comunemente a tale scopo.

Se sospettate che il vostro animale, o quello che state soccorrendo, abbia ingerito un boccone avvelenato, contattate immediatamente  il veterinario più vicino  (o la guardia medica veterinaria) o il Centro Veleni.



LA DENUNCIA




In caso di avvelenamento il proprietario o detentore dell’animale può darne immediata comunicazione a qualsiasi organo di polizia giudiziaria (Polizia Municipale, Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale), presentando di persona il proprio esposto o la denuncia (anche contro ignoti) in forma scritta.


La denuncia deve contenere le prove che l’animale sia stato avvelenato (a questo proposito è importante allegare tutti i referti veterinari e l’esame necroscopico in caso di decesso) e può essere presentata anche in quei fortunati casi in cui non sopraggiunge la morte.


Anche nel caso particolare di minaccia di avvelenamento, ci sono i termini per una denuncia per art 544 bis c.p. e per infrazione delle normative previste dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie relative alla distribuzione di sostanze velenose.


Non abbiate timore di segnalare alle autorità fatti o persone sospette. La denuncia, oltre a rendere possibile l’identificazione e la punizione degli avvelenatori, testimonierà la gravità di questo problema di cui non si parla mai.



Parlarvene non mi restituirà ciò che ho perso, non riporterà in vita gli animali che si spengono tra atroci sofferenze. Certamente non redimerà gli animi di chi si macchia di queste colpe, ma probabilmente contribuirà ad accendere i riflettori anche su quest’ennesima piaga che affligge la nostra nazione.


Se i vostri animali sono stati vittime di avvelenamento o di altre sospette uccisioni, se conoscete dei luoghi a rischio, fatemelo sapere! SCRIVETMI alla mail info.melaverdenews@gmail.com o sulla pagina Facebook (https://www.facebook.com/MelaVerdeNew/ ). Vi aiuterò a denunciare o a dar voce alle vostre segnalazioni.

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