In Puglia si assiste purtroppo ogni
anno alla classica bruciatura delle stoppie già tra fine Giugno e Luglio:
una pratica tanto vietata quanto impunita in questo periodo e
totalmente interdetta nelle ZPS (Zone di Protezione Speciale).
Una pratica devastante per
questi importanti ecosistemi agricoli dove viene spazzata via la
nidificazione e la sopravvivenza di Allodole e Calandre, Formicaleoni e
Ortotteri, Grillai e Ghiandaie marine... Fino a distruggere il concentrato di
biodiversità nei preziosi, residuali incolti ai margini di strade e tratturi.
Una pratica spinta da una tradizione
sbagliata e pericolosa di "pulizia" dei terreni ma che in realtà
contribuisce all'impoverimento degli stessi terreni con l'incenerimento della
componente organica, oltre a mettere a repentaglio anche boschi e infrastrutture
antropiche.
A questa triste consuetudine si
aggiunge una variante ancora più scandalosa e deleteria.
Non bastava il rogo che il 20 luglio
scorso aveva avvolto i canneti della palude S. Floriano colpendo la fauna
selvatica e affumicando la vicina cittadina di Zapponeta. La scorsa
Domenica sera il colpo di grazia: un ulteriore incendio ai danni della
stessa zona umida a completare la distruzione della vegetazione (e della
fauna!) di questa importante zona. Si tratta di un'area di proprietà della
Amadori e "Azienda Faunistico Venatoria" per 570 Ha, su concessione della
Regione Puglia (istituzione nel 1988, ampliamento nel 1989, fino all'ultimo
rinnovo nel 2014).
"Sono proprio
qui i termini della
contestazione mossa dalla LIPU nei confronti del settore
Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione – accusa Enzo Cripezzi
della stessa associazione -: la normativa di settore fino allo specifico RR
n.4/2000 (e ai provvedimenti di concessione che ne derivano) prevedono che
una Azienda Faunistico Venatoria, dove cioè i proprietari rendono
disponibile l'area per cacciatori a pagamento, sia gestita con prescrizioni tali
da garantire il mantenimento, l'organizzazione e il
miglioramento degli habitat per fini faunistici, anche durante il
periodo di caccia chiusa". Nel caso della zona umida S. Floriano, quindi,
anzitutto mantenendo l'acqua ed evitando devastazioni come quella dei giorni
scorsi.
Invece, in barba a
queste prescrizioni e alle norme di gestione della ZPS, non solo negli anni
passati l'Azienda ha addirittura bonificato parte della palude (!),
determinando una vertenza della LIPU in sede regionale e comunitaria, ma nel
periodo estivo non mantiene nemmeno le condizioni minime per garantire un
habitat utile agli uccelli selvatici durante il periodo riproduttivo. Anzi,
favorendo gli incendi e cancellando la vegetazione, rendendo di fatto l'area
funzionale solo alla prossima stagione venatoria, quando le valli saranno
allagate con le prime acque attirando centinaia di migratori in superfici
"scoperte", a vantaggio di cacciatori paganti e della stessa Azienda !
Ciò
legittima ancor più il sospetto sul dolo e sulla paternità di tali incendi,
utili per una sommaria "pulizia" del canneto. Incendi che in ogni caso andavano
prevenuti con una gestione puntuale dell'area. "E allora – conclude
Cripezzi - sarebbe ora che la Regione chiedesse conto
sulla concessione rilasciata all'Azienda Faunistico Venatoria S. Floriano
dove si sfrutta pesantemente un
bene dello Stato ma platealmente si disattendono i
doveri".
LIPU Onlus – sezione prov.le Foggia
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