giovedì 5 febbraio 2015

Si celebra oggi la Seconda Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare



Ricorre oggi la seconda “Giornata nazionale contro lo spreco alimentare”, istituita dal Governo Italiano nel 2014. I dati in merito parlano chiaro: sul nostro pianeta lo spreco di cibo vale ogni anno una volta e un terzo l’intero PIL italiano, ovvero circa 2060 miliardi €. Una cifra che include i costi sociali, ambientali ed economico-produttivi. “È  un circolo velenoso che ci porta a pagare un conto salato ogni anno: il 30% della produzione mondiale di cibo va sprecata e il solo valore commerciale di questo spreco supera i mille miliardi di euro annui. La via di uscita è ridare letteralmente valore al cibo. Come? Attraverso l’educazione alimentare e ambientale", ha dichiarato ancora Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market e coordinatore del comitato tecnico scientifico attivato dal ministero dell’Ambiente per la prevenzione dei rifiuti e dello spreco di cibo
Cosa pensano gli italiani dello spreco alimentare? Secondo l'ultimo monitoraggio "Waste Watcher – Knowledge for Expo", attivato da Last Minute Market con Swg, quattro italiani su cinque si dichiarano incuriositi e soddisfatti delle tecnologie che possono favorire la riduzione e prevenzione dello spreco alimentare. Ma quali sono le nuova frontiere? Gli italiani delegano le loro aspettative al frigorifero intelligente, capace di segnalare le date di scadenza del cibo riposto, e di conservare meglio il cibo. Un italiano su cinque, per l’esattezza il 19% degli intervistati, si è però dichiarato ancora impreparato o impaurito di fronte a tecnologie intelligenti. Secondo il 63% degli intervistati i più spreconi sono i giovani e i bambini. Nella percezione degli italiani solo il 22% dei cittadini di mezza età e solo il 2% degli anziani può essere tacciato di spreco.
Quali sono i luoghi dello spreco? Mense, supermercati e ristoranti. L’80% degli intervistati (quindi 4 italiani su 5) auspica una campagna di educazione sul tema sia per gli studenti che per i cittadini: lo chiede l’80% degli intervistati.
Per fortuna c’è anche una buona notizia: in materia di donazione degli alimenti invenduti si va verso una semplificazione normativa che dovrebbe diventare operativa entro l'anno. Dalla Consulta Pinpas (Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare), arriva il Position Paper per una nuova normativa che favorisca la donazione delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti, attraverso la semplificazione e armonizzazione del quadro di riferimento (procedurale, fiscale, igienico-sanitario) che disciplina attualmente il settore. La nuova normativa consentirà di favorire e incentivare questo tipo di donazioni  ed eccedenze e dovrebbe diventare operativa entro l'anno. Ad annunciarlo è sempre Andrea Segrè, uno dei fondatori delle campagne di sensibilizzazione contro lo spreco del cibo in Italia e in Europa.
In arrivo anche il Diario domestico dello spreco alimentare, iniziativa che coinvolgerà un campione rappresentativo di famiglie italiane, impegnate nel monitoraggio scientifico del cibo sprecato. Per la prima volta gli italiani conteggeranno il loro spreco effettivo e questo consentirà di capire quali prodotti alimentari sono maggiore oggetto di spreco all’interno dei nuclei domestici italiani.  Il Diario registrerà anche il cibo che viene smaltito attraverso gli scarichi domestici (latte, succhi di frutta o caffè avanzato che si getta nel lavandino) o quello dato in pasto agli animali domestici perché considerato un avanzo. A lanciare l’iniziativa, Last Minute Market e la campagna europea "Un anno contro lo spreco", incolaborazione con il Distal dell’Università di Bologna. L'esperimento sarà realizzato nell’arco di una settimana calendarizzata nel mese di aprile 2015 e offrirà indicazioni sull'intervento da realizzare per ridurre gli sprechi domestici. I risultati saranno presentati il 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente.
“Alimentarsi bene, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo – spiega l’agrieconomista Andrea Segrè - è un diritto. Compito dell’educazione alimentare è di tirare fuori questo diritto che è anche un dovere e un valore, per evitare che venga invece sommerso da un’onda di disvalori o controvalori imposti dall’esterno, dalla pubblicità, dal marketing, dalle influenze sociali, dalle mode, da metodi di produzione e modelli di consumo scorretti. E poi, ovviamente, dalla povertà economica e da quella alimentare. Sempre di più, sono i poveri a ingrassare. Dobbiamo invece riscoprire e rivalorizzare la nostra cultura alimentare, la consapevolezza del rapporto fra il cibo, la salute, l’ambiente, il territorio, l’economia. Adottare comportamenti alimentari sani, sicuri, equilibrati; lavorare sulla qualità degli alimenti; far conoscere il funzionamento del sistema agroalimentare".

Mio articolo su Barletta News

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