venerdì 7 febbraio 2014

I cani di Sochi sono ‘spazzatura biologica’ – Cerchiamo di fermare un nuovo massacro ed evitare lo stesso inferno di Kiev





Iniziano oggi le Olimpiadi invernali a Sochi, nella Russia meridionale. Oltre alla costante paura per eventuali attentati, la città si è trasformata in un vero e proprio inferno per i cani randagi (esattamente come Kiev nel 2012 in occasione degli Europei di calcio). L'intento è sempre lo stesso: 'ripulire' le strade. Essendo praticamente una catastrofe annunciata, già da mesi le associazioni animaliste avevano sollecitato le autorità russe a mirare ad una parziale risoluzione del problema randagismo attraverso una campagna di sterilizzazione. Suggerimento evidentemente ignorato, visto che nei giorni scorsi la ditta specializzata Basya Services, ha ricevuto l’ordine di liberare le strade (con metodi non specificati) da quella che è stata definita ‘spazzatura biologica’. Il copione si ripete per l'ennesima volta e migliaia di esseri viventi pagano con la loro vita l'egoismo e il menefreghismo umano.
Per fortuna, in questo macabro scenario è spuntata la luce di Volnoe Deloe, un rifugio per cani sostenuto dal miliardario russo Oleg Deripaska, impegnato in uno sforzo frenetico per salvare i randagi che rischiano la vita a causa delle Olimpiadi. Il programma di salvataggio è coordinato da Olga Melnikova, che secondo una sua dichiarazione rilasciata al New York Times le avrebbero risposto: «O prendete tutti i cani dal villaggio olimpico, o li uccideremo. Ci hanno dato tempo fino a giovedì». Oggi dunque è scaduto il tempo.
Purtroppo non tutti i randagi sono stati messi in salvo, infatti, i residenti di Sochi hanno raccontato di aver visto cani colpiti con frecce avvelenate e poi buttati nei camion dell'immondizia. Non solo, Alexei Sorokin (capo della Basya Services) ha confermato che la sua compagnia è stata incaricata dalle autorità di catturare e abbattere gli animali. Secondo un'attivista interpellata dal Times, sarebbero già stati uccisi circa 300 cani ogni mese a partire da ottobre. Non ci sono parole, davvero.
L’unica cosa che possiamo fare è unirci all’Oipa inviando una lettera di protesta alle autorità russe:  VAIALLA PAGINA
Inoltre, possiamo o meglio dobbiamo firmare la petizione mondiale lanciata da Care2

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