mercoledì 15 gennaio 2014

Non aprite quell'armadio! Sostanze tossiche su vestiti e calzature per bambini di grandi marchi



Greenpeace lancia l’allarme ai genitori di tutto il mondo attraverso il rapporto “Piccoli mostri nell’armadio” diffuso appena qualche ora fa. L’associazione ha condotto dei test scientifici su alcuni prodotti destinati ai bambini, realizzati da 12 grande aziende. Alcune di esse molto conosciute e apprezzate sul territorio barlettano specie in ambito sportivo. Per tutti i marchi testati è stato rilevato almeno un prodotto contenente sostanze chimiche pericolose. Le concentrazioni di PFOA (acido perfluorottanico) in un costume da bagno di un noto marchio sportivo erano molto più elevate del limite previsto dalla stessa azienda nella sua lista di sostanze proibite. Una maglietta destinata ai più piccoli conteneva l’11 per cento di FTALATI. Alti livelli di NONILFENOLI ETOSSILATI sono stati trovati in prodotti di ‘gran classe’ (la cui fantasia è amata soprattutto dalle donne) e in giocattoli e indumenti realizzati da uno storico marchio legato al mondo dei bambini.
Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel di
Greenpeace Italia, ha affermato:« Questo è un vero incubo per i genitori che desiderino comprare vestiti che non contengano sostanze chimiche pericolose. Questi piccoli mostri chimici li troviamo ovunque, dai vestiti di lusso a quelli più economici, e stanno contaminando i nostri fiumi da Roma a Pechino. Le alternative per fortuna ci sono e per questo l’industria dovrebbe smettere di usare i piccoli mostri, per il bene dei nostri bambini e delle future generazioni».
Uno dei principali problemi è che la Cina rimane (e probabilmente rimarrà a lungo) il maggior produttore al mondo di tessile, i cui capi d’abbigliamento e calzature arrivano ogni giorno nei nostri armadi. È stato più volte chiesto al governo cinese di bandire le sostanze pericolose dall’industria, pubblicando altresì  una lista nera di sostanze da eliminare, chiedendo alle imprese di agire immediatamente rendendo pubbliche le informazioni sulle sostanze impiegate, per facilitare un processo di trasparenza e pulizia di intere filiere. PFOA, ftalati e nonilfenoli etossilati, infatti, sono interferenti endocrini, sostanze che, una volta rilasciate nell’ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario.

Dal lancio della campagna “Detox” di Greenpeace nel luglio 2011, 18 importanti aziende del settore dell’abbigliamento si sono già impegnate pubblicamente riconoscendo l’urgenza  di comportarsi da leader sulla scena globale, impegnandosi a non rilasciare più sostanze chimiche pericolose entro il  1 gennaio 2020. «Grazie alla pressione dei genitori e dei consumatori in tutto il mondo, alcuni dei maggiori marchi hanno già iniziato un percorso orientato alla trasparenza e all’eliminazione delle sostanze tossiche dalla loro filiera, ma ancora non basta».

























Nessun commento:

Posta un commento