lunedì 9 dicembre 2013

Secondo l'Onu la dieta vegana salverà il mondo - L'alternativa è il disastro ambientale


Secondo l'Onu l'unica strada da intraprendere per arrivare ad una soluzione che - almeno in parte - risolva i problemi ambientali e alimentari del nostro pianeta è quella di adottare una dieta priva di prodotti animali. Sono anni che le associazioni ambientaliste e animalisti urlano ai quattro venti che gli allevamenti causano emissioni di gas e deforestazioni. Grida che alla soglia del disastro sono finalmente state ascoltate.
In ambito del Programma Onu per l’ambiente, nelle conclusioni dello studio dal titolo "Assessing the environmental Impacts of Consumption and Production", gli scienziati mettono in guardia sui rischi della prospettiva in cui all’incremento in corso della popolazione mondiale corrisponda un aumento dei consumi di carne, pesce, latte e uova, che avrebbe conseguenze ambientali devastanti prevenibili solo con un drastico cambiamento delle abitudini alimentari mondiali e la rinuncia all’utilizzo, da parte di tutti, dei prodotti animali.  Secondo le proiezioni pubblicate quest’anno dalla Fao, inoltre, l’attuale modello culturale e la diffusione del consolidato stile di vita occidentale porterà la produzione di carne a più che raddoppiare entro il 2050 (arrivando dagli attuali 228 milioni di tonnellate a 463 milioni).

 Il rapporto Onu indica la zootecnia tra le prime voci delle priorità da affrontare nel prossimo futuro, riconoscendo l’allevamento degli animali come una delle cause primarie all’origine dell’inquinamento e del riscaldamento globale, che provoca all’ambiente più danni rispetto alla produzione di materiali per l’edilizia, come sabbia e cemento e materiali come plastica e metallo, e sottolinea che le coltivazioni per i mangimi animali sono dannose come il consumo di combustibili fossili. Basti pensare che servono 25 kcal di cereali per ottenere un solo kcal di carne bovina, 11 volte più rispetto all’energia necessaria per la produzione di grano, che ammonta a 2,2 kcal circa. E il rapporto è di 57:1 per la carne di agnello, 40:1 per quella di manzo, 39:1 per le uova, 14:1 per il latte e la carne di maiale, 10:1 per il tacchino, 4:1 per il pollo. A conti fatti, per ottenere un chilo di manzo da allevamento intensivo si sprecano duecentomila litri d’acqua a fronte dei duemila che bastano, ad esempio, per la stessa quantità di soia dal valore nutritivo comparabile.  Negli ultimi paragrafi del rapporto Onu, nel capitolo sui consumi, gli scienziati sottolineano quanto sia diretto il rapporto tra dieta e salvaguardia del pianeta e come scegliere i prodotti animali comporti un ben maggiore impatto rispetto ai prodotti vegetali. 
fonte: liberazione

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