L’allarme è stato lanciato da Tepco, che proprio in questi giorni ha
cominciato a iniettare acido borico
nel reattore n.2 della centrale di Fukushima,
per tenere sotto controllo e possibilmente evitare un’eventuale reazione
nucleare, dopo la rilevazione di possibili segnali di fissione nucleare. La funzione dell’acido borico è infatti quella
di neutralizzare i neutroni, la cui
presenza indicherebbe appunto l’inizio di una fissione. Il gestore dell’impianto
ha comunque dichiarato
che non è stato registrato alcun cambiamento del livello
della temperatura (il quale comporterebbe l’aumento della pressione o delle
radiazioni) nonostante si ritienga che il combustibile si sia parzialmente fuso
dopo il devastante tsunami dell’11 marzo scorso, responsabile della distruzione
dei sistemi di raffreddamento del reattore.
La Nisa
(agenzia nipponica per la sicurezza nucleare) sta verificando le condizioni per
un ipotetico rilascio di isotopi di Xenon
133 o 135 (gas rilasciato nel processo di fissione) nel vaso di contenimento
del reattore n.2. Lo Xenon attualmente rilevato all’interno del reattore è una
piccolissima quantità ma potrebbe anche essere il frutto di un errore di
misurazione. I fattori da tenere in considerazione sono molteplici; tuttavia, l’allerta
resta alta.
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