martedì 9 agosto 2011

In Inghilterra il tonno sarà sostenibile, in Italia no



Avete presente le scatolette di tonno Mareblu? Bene. L’azienda produttrice britannica Marine World Brand (MWB) ha annunciato che entro il 2016 utilizzerà esclusivamente tonno pescato in maniera sostenibile (amo e lenza o reti a circuizione) nel 100% dei suoi prodotti. Benissimo. Il problema è che tale trattamento sarà riservato solo al tonno venduto con il marchio John West, dunque solo sul mercato britannico. Male.

Questo significa che in Italia le scatolette Mareblu conterranno ancora tonno pescato con metodi di pesca che danneggiano l’ecosistema marino, come i sistemi di aggregazione per pesci, i FAD.

Cosa provocano? Innanzitutto l’uccisione
di molte altre specie marine non destinate alla pesca, minacciandone talvolta l’estinzione; tra questi le tartarughe, gli squali e i giovani esemplari di tonno obeso. Si è stimato che eliminando l’uso dei FAD le catture di questi “animali indesiderati” si ridurrebbe del 90%.

L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha recentemente annunciato che ben 5 delle 8 specie di tonno sono ormai a rischio estinzione. Proprio per questo negli ultimi mesi tutti i più grandi marchi di tonno in scatola inglesi si sono impegnati a utilizzare metodi di pesca sostenibile appoggiando la creazione di riserve marine nel Pacifico

Le polemiche rivolte all’azienda MWB si sono accese immediatamente. La richiesta è ovviamente quella di adottare la stessa politica sostenibile su tutta la produzione, senza considerare nessun consumatore di serie B.
Tuttavia in Italia qualcosa comincia a muoversi: Riomare, uno dei più grandi marchi nostrani, si impegna quotidianamente per avere entro il 2010 il 45% del proprio tonno pescato senza l’utilizzo di FAD.

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